Il Territorio 
La vite e il vino, sulle colline del Roero, sono cultura, passione e orgoglio contadini. Da sempre. Come dimostrano gli archivi, l’arte, il paesaggio, l’architettura delle case contadine, la cultura materiale e la quotidianità di queste colline.
Al 1303 risalgono le più antiche citazioni di nebiolio e di moscatelli. L’arneis forma toponimo già nel ‘400 e la favorita compare con segnalazioni di vinificazione in purezza nel 1676. Ma la civiltà del vino del Roero annovera anche pregiate produzioni di barbera, di bonarda, di croatina e di brachetto (della varietà locale definita “dal grappolo lungo” e commercializzata come Birbèt). Non manca una piccola ”isola” di moscato (nel territorio di Santa Vittoria d’Alba).
Particolarmente suggestivo risulta il paesaggio viticolo: tanti piccoli vigneti, rigorosamente di collina, come tessere di un mosaico disegnano di regolari geometrie i versanti collinare rivolti al sole. Umilissimi ciabòt, interessanti esempi di architettura spontanea contadina, donano al paesaggio viticolo un alone fiabesco. Sui bricchi, superbi castelli e svettanti torri raccontano di un medioevo vivace.
Passata la collina di S. Frè si trovano quelle che con diversi e piacevoli gioghi si stendono sino in Asti e ch’essendo habitate da popoli industriosi nel coltivare le viti sono piene di Giardini d’ogni sorte di frutti e di vigne che producono i migliori vini che si bevino in Piemonte.
Mons. Agostino Della Chiesa, metà Seicento
Roero e Langhe sono le due anime collinari dell’Albese. Colline sorelle, divise/unite dal fiume Tanaro e da un fiero spirito di territorio. All’occhio attento non sfuggono le differenze: colori e paesaggi monotematici nella Langa (del vino, della nocciola, del pascolo), la varietà come caratteristica principale del Roero.
Un grappolo di colline che, partendo dalla suggestiva frattura delle rocche, in un continuo saliscendi, arrivano a lambire il Tanaro, fronteggiando orgogliosamente le sorelle colline di Langa con una serie di stupendi castelli e con superbi vigneti. Variegato è il paesaggio che, in rapida sequenza, alterna la selvaggia bellezza delle rocche agli ordinatissimi versanti collinari della vite, le ombre dei secolari castagneti alle leggiadre fioriture dei frutteti.
Una terra aristocratica: nel nome, che deriva dalla nobile famiglia astigiana protagonista del medioevo locale, e nel paesaggio, ricco di torri e castelli.
Ne fanno parte 25 territori comunali per una superficie complessiva di 420 Kmq ed oltre 75.000 abitanti.
Il mio Roero conosce l’arte della seduzione: ammicca e non si dà mai completamente. Bisogna percorrerlo e svelarlo passo a passo. Il mio modo preferito è in bicicletta. E ogni volta è una sorpresa. Un grappolo di colline ricche di vigneti, orti e frutteti.
Ma basta una curva e ti ritrovi fra castagni secolari, fra gli umori del bosco o in mezzo a dirupate selvagge rocche. Per lo chef, un vero eden dei sapori. Ogni stagione ha il suo frutto tipico. Ogni collina un sapore da raccontare. Ogni cascina la “vera” ricetta della tradizione.
Ogni cantina il miglior vino.
Le mie escursioni in bicicletta, più che hobby o relax, sono lezioni di territorio. La performance sportiva deve ogni volta cedere di fronte alla curiosità dello chef e al fascino che ha l’assaggio di un frutto raccolto dall’albero o una chiacchierata con un trifolau.
Sovente, con la scusa di cercare un bicchiere d’acqua, salgo in qualche aia e mi faccio raccontare una ricetta da un’anziana contadina: non c’è volta che ritorni senza aver rubato qualche sapore da portar giù nel laboratorio o in cucina.